La storia del caffè raccontata in 5 minuti

La storia sulle origini del caffè è ricca di leggende, mescolate ad avvenimenti realmente accaduti. Il mito più diffuso è quello di Kaldi, un pastorello proveniente dalla regione di Kaffa, nell’Etiopia meridionale che un bel giorno vide una delle sue capre saltellare e danzare dopo aver mangiato delle bacche rosse da un cespuglio. Altre capre la imitarono e furono contagiate dalla stessa energia.

Kaldi decise di assaggiarne cautamente qualcuna e poco dopo, tutta la sua stanchezza era come scomparsa. Il passaparola di questo episodio si sparse e il caffè cominciò ad essere considerato un vera e propria bevanda eccitante. Si narra che il suo effetto stimolante fosse utilizzato anche dai sufi per dedicarsi alle celebri vorticose danze dei dervisci rotanti.

Nel corso degli anni, l’arbusto dalle bacche miracolose si diffuse dalla regione di Kaffa a quelle vicine, fino alla penisola arabica dove già alla fine del XV secolo sorsero luoghi di degustazione in cui ci si riuniva appositamente per berlo.

Uno dei principali centri di smistamento, fin dal XVI secolo, divenne Il Cairo, in Egitto, da dove mercanti e pellegrini lo esportarono fino in Europa dove giunse con l'appellativo di vino d'Arabia, essendo utilizzato spesso dai musulmani in sostituzione del vino, proibito dalla religione islamica.

Ad Istanbul, intorno al 1554, sorsero le prime caffetterie, con il nome di mektebi-irfan, ovvero "scuole di conoscenza", perché gli uomini si fermavano in quei luoghi a discutere e scambiarsi notizie.

Nel XVII secolo anche a Parigi, Londra, Vienna si ebbe il boom delle botteghe del caffè, frequentate da mercanti, armatori, operatori di borsa e artisti, che animavano la vita economica e culturale delle città.

Nel 1615 fu invece un veneziano, Pietro Della Valle, ad aprire uno spaccio di caffè in Italia. Un secolo dopo, nel 1720, in piazza San Marco si inaugurava il celebre Caffè Florian che, ancora oggi, vanta il titolo di "caffé più antico del mondo".

Nel frattempo, gli interessi legati al commercio del caffè crescevano e diversi Stati tentarono di togliere agli arabi il totale controllo di questo traffico. Ci riuscì l'Olanda, che nel 1690 riuscì a trafugare alcune piantine di caffè, trasferendole attraverso la Compagnia delle Indie Orientali a Ceylon (oggi Sri Lanka) e Giava (Indonesia), imponendosi così come punto di riferimento del mercato europeo del caffè per i successivi cinquant'anni.

Ma nel 1714 il borgomastro di Amsterdam offrì in dono al re di Francia, Luigi XIV, due piante di caffè in fiore che furono trapiantate nelle serre reali di Versailles. Da lì, un ex ufficiale di marina, Gabriel Mathieu de Clieu, rubò un arbusto e lo trasportò, tra avventure rocambolesche, oltre l'Atlantico, dando inizio alla coltivazione di caffè nella Martinica francese, un'isola delle Antille.

Nel corso di mezzo secolo, quella prima piantina della Martinica si moltiplicò in venti milioni di piante, riuscendo a soddisfare quasi per intero la domanda europea. Le piantagioni si estesero presto a tutta l'area caraibica, da Haiti alla Giamaica, fino a Cuba e Portorico e da lì, nel corso degli anni, raggiunsero la maggior parte dei Paesi della fascia subtropicale.

Ma oggi, a sopresa, la classifica del consumo pro capite di caffè non vede in prima posizione né l'Arabia, né la Turchia né l'Etiopia, bensì il Nord Europa: la Finlandia (12 kg all'anno) è in testa, seguita da Norvegia (10 kg), Islanda (9 kg), Danimarca (8,5 kg) e Svezia (8 kg). L'Italia, con 5,8 kg pro capite, è "solo" al nono posto. Nel prossimo articolo vedremo però il ruolo unico al mondo che gioca l'Italia nel settore del caffè.